PROLOGO:
Chi dice che il crimine non paga?
Gli invidiosi.
Forse uno stipendio da senatore ti permette di comprare
una bella casa, qui nel cuore della politica globale. Ma un loft da $600.000 è
un altro viaggiare. Soprattutto se si tratta della seconda casa, e se è stato tutto pagato rigorosamente in contanti e
intestato ad una società di comodo.
Rex Carpenter, repubblicano fedele alla causa
del partito e a quella del Maggia.
Servitore dei soli propri interessi.
Il suo nome spuntava a caratteri cubitali dal database
fornitoci dal fu Raymond Mayfield. Questo caporione del Maggia aveva raccolto
una manna di informazioni da potere usare ad alzo zero sui suoi ‘colleghi’ per
ascendere alla cima della piramide prima di avere i capelli bianchi. Purtroppo
per lui, i suoi superiori non avevano gradito quest’iniziativa. A me andava
benissimo, mi sono risparmiato anni di ricerche a vuoto e ho liberato il mondo
da un altro topo di fogna. Senza offesa per i topi.
Carpenter era un infiltrato di peso nel Grand Old Party.
Aveva dirottato ingenti fondi neri del partito verso le casse del Maggia. Aveva
difeso (in cambio di lauta percentuale) gli interessi dei mercanti d’armi che
vendevano ai più spietati nemici dell’America. Almeno due o tre importanti
signori della droga gli dovevano la libertà. Il tutto riuscendo a mostrare un
sorriso smagliante ai suoi elettori e a sfrondare i rami secchi della malavita
spacciandosi per difensore della legge.
Le chiacchiere sul buon Rex circolavano, naturalmente, ma
pare che i giornalisti che riuscivano ad avvicinarsi troppo alla verità
avessero poi la brutta abitudine di prendersi un raffreddore russo. E i
colleghi del Senato evitavano di andare oltre le chiacchiere. Fra anime
sporche, ci s’intende.
Avevo passato tre settimane ad osservare ogni spostamento
di Rex Carpenter. Sapevo cosa mangiava e dove, quante volte andava in bagno,
quante erano le sue donne e gli orari in cui se le portava a letto. Era uno
furbo, non lo avevo mai visto parlare vis-a-vis con qualche criminale. Se non
avessi saputo che c’era lui al centro della mela, avrei passato mesi ad
eliminare feccia di second’ordine senza fare molto più che intaccare i margini
del sistema. Non mi dispiace il mio lavoro, sia chiaro, ma voglio che serva a
qualcosa.
Ma il Maggia è un mostro a molte teste. Inutile credere
che eliminando Carpenter e basta avrei causato un danno permanente alla più potente
organizzazione criminale degli US e A. No, prima dovevo scovare qualche segreto
di famiglia abbastanza succoso, o almeno provarci. Carpenter non era il tipo da
tenere in casa files scottanti, ma sicuramente qui, al sicuro da occhi
indiscreti, riceveva persone molto interessanti e ci si passava documenti
altrettanto interessanti. Avevo solo bisogno di avere occhi e orecchie per
registrare il tutto. Al Senatore ci avrei pensato dopo, con calma.
Non mi ero limitato agli appostamenti, in queste tre
settimane. Microchip aveva lavorato
sodo per darmi un’identità soddisfacente a diventare il nuovo uomo delle
pulizie del Senatore -il precedente aveva sofferto di uno sgradevole caso di
incidente d’auto con frattura delle gambe.
Stasera era il momento. Era il peggiore fine settimana da
diversi anni a questa parte, la tempesta perfetta. La città era avvolta da un
manto bianco, il traffico inesistente, e lui era bloccato nella sua baita a
Rock Creek Park. Avevo tutta la notte per trasformare il suo nido in un
osservatorio. Ci sarebbe voluto molto meno.
Porta a serratura elettronica con lettore di badge, combinazione
e lettore di impronte digitali.
Passo la tessera fornita da Microchip. Un attimo e voilà,
luce verde. La porta si apre con uno scatto delicato. Il ragazzo è in gamba.
Entro. Chiudo la porta. Dal carrello estraggo il visore
notturno. Niente luci che si possano vedere dalla strada: ci sono almeno due
ronde di polizia pagate da Carpenter che vigilano scrupolosamente col bello e
cattivo tempo… Ma ora, al lavoro. Prendo la valigetta con il kit e*
Le luci si accendono! Per un momento, rimango accecato dal
mio stesso visore. Faccio solo in tempo a sentire una voce flautata in falsetto
dire “♥Tesoooooro!♥ Sei
tornato a casa!!”
E so chi è.
Purtroppo.
MARVELIT presenta
Episodio 15 - Deadpoolitics
Di Valerio Pastore (victorsalisgrave@yahoo.it)
Sono ancora semiaccecato, quando il suo calcio mi fa
volare dalla finestra. Non mi preoccupa più di tanto: avevo studiato a dovere
ogni centimetro di questo posto, dentro E fuori. So come girarmi e raccogliermi
per attutire al massimo l’impatto con la*
Mi schianto contro il tettuccio dell’autopattuglia. Il
costume di fibra di vibranio e kevlar assorbe il peggio del colpo, ma fa comunque male. Riapro gli occhi in tempo per
vedere la figura in rosso, grigio e nero di Deadpool
piombarmi addosso impugnando due specie di spade. “Sai, volevo farti la sheperd’s pie che ti piace tanto, ma
avevo finito le budella! Prestami le tue!”
Colpo di reni. Rotolò all’indietro e da lì a terra. Le
lame di Deadpool si piantano in quanto rimane del tetto. Uno dei poliziotti
urla. Con la fortuna che ho, daranno la colpa a me.
“E smettila di agitarti così, odio le persone timide al
primo appuntamento!” Per quel pazzo, parlare ed agire sono una sola cosa. Non
ha finito la frase, che si è ripreso una delle spade e mi sta venendo addosso.
“E poi dovresti essere il partner passivo.”
La lama passa ad un soffio dal mio collo. Il mio calcio
incontra la sua mascella, e la forza dell’impatto spezza il suo collo, piegando
la testa ad un angolo innaturale. Non piangerò per lui, ora devo solo andarmene,
ma prima…
Un pulsante nascosto nella cintura attiva il telecomando,
e la valigetta con tutto il kit rimasti da Carpenter si trasforma in
irrintracciabile ferraglia. ‘Chip non finirà più di lagnarsi…
“Fermo dove sei!” Il secondo poliziotto è appoggiato ai
resti del tettuccio e mi sta puntando addosso la pistola. L’idiota non ha la
minima speranza, ma ha fegato. “Ti dichiaro in ar*” il colpo di pistola
trapassa il finestrino e lo centra al ventre. Grosso calibro, lo sbatte via
come il calcio di uno stallone. Il suo sangue disegna un arco netto contro i
fiocchi di neve.
Deadpool si sta alzando in piedi. La testa riprende la
sua posizione naturale con una serie di schiocchi secchi. “’empre ‘a ma’ella…”
Borbotta, e poi mi svuota addosso l’intero caricatore. La sua arma fa un casino
che riesce persino a sovrastare quanto sta dicendo sulla sua mascella. La sua
arma è potente, ma lui è lento: riesco a sottrarmi alla sua mira un attimo
prima che mi spari. Poi sento il familiare suono del cane che pesta a vuoto.
Estraggo la mia pistola…
Ma perché lui se ne sta lì impalato? Non che mi importi,
mi basta che sia un facile bersaglio.
Poi lui fa una cosa inaspettata: fa ‘no-no’ con il dito.
Poi, con lo stesso, punta a qualcosa ai miei piedi…
Scopro di essere nel bel mezzo di una grossa X. Deadpool
fischietta. Indica in alto.
Nonci&%$£credo!
Devo dare fondo ai miei riflessi, per non finire travolto da un %&£$ di pianoforte. Con il casino che fa,
andando in mille pezzi, credo che ci abbiano sentito fino in Iraq. Qui fra poco
sarà pieno di agenti. E la pistola mi è scivolata di mano
I proiettili mi tempestano il costume. Sarò pieno di
lividi, domani.
“Volevo fare quel trucco con Wolverine, ma lui non ha orecchio musicale. Che ne dici, finiamo la
festa col botto?” estrae una granata. Ho una sola possibilità. Salto verso la
mia pistola.
Deadpool lancia la granata.
Sparo. Quella esplode abbastanza vicino al bastardo da
farlo volare all’indietro, in fiamme. E prima che possa toccare terra, un
furgone nero lo investe in pieno, mandandolo a rotolare via per un buon venti
metri. Ammesso che sopravviva a tutte quelle fratture, non potrà rialzarsi
svelto come prima.
Il portello laterale si apre. Dal finestrino, Microchip
urla, “Meglio che ti muovi, dai!”
Non me lo faccio ripetere. Chiudo il portello sul suono
delle sirene in avvicinamento. “Passagli sopra!” ringhio. Il ragazzo non ha
bisogno di farselo ripetere. Sgomma, sbanda per un momento, ma va dritto sopra
il corpo in rosso e nero. Con le gomme speciali, mordiamo la neve con facilità
e seminiamo presto le autopattuglie.
“Fammi indovinare, hai toppato pesante eh?”
“Odio i super.”
“Scusami, Puni, ma non immaginavo che Rex avesse un
simile cane da guardia.”
“Ti credo. E neppure io, se è per questo: quindi i casi
sono due, o quel farabutto ha il dono della preveggenza…”
“O sapeva che saresti venuto comunque,” concluse ‘Chip.
“Già,”. Sapevo che dal momento in
cui avevo preso Mayfield in un tribunale, sotto gli occhi della legge e delle
talpe del Maggia, era una questione di tempo prima che si riorganizzassero per
rendere inutili le sue conoscenze. Contavo sul fatto che Carpenter si sentisse
al sicuro, troppo protetto dalla sua posizione per dovere sparire, e i suoi
conti erano già ben custoditi. Invece aveva capito che proprio per la sua posizione
sarebbe finito in cima alla mia lista. Aveva comprato il suo bravo cagnolino
linguacciuto e aveva aspettato. L’unica esca era proprio una giornata come
questa… “Ho agito da principiante, maledizione. A volte dimentico che ci sono
politici furbi, a DC.”
C’è una cosa buona nella crisi immobiliare: nessun
problema a reperire una base temporanea di lusso.
Questo isolato di periferia ospitava famiglie
medio-borghesi che si erano date alle manie di grandezza a colpi di mutui
facili. Gli interessi erano stati letali come i colpi di pistola che alcuni
degli ‘uomini di casa’ si erano sparati per sfuggire alla vergogna di non
potere neppure arrivare alla terza settimana del mese.
La casa dove ci troviamo ora in particolare è stata
teatro di un omicidio-suicidio spettacolare, da gran guignol. Il cartello
‘vendesi’ tanto varrebbe che esponesse la scritta ‘regalasi’. Peggio che andare
ad abitare al tredicesimo piano.
Un'altra ragione che rende Chip molto prezioso è la sua
capacità di hackerare come se per lui i sistemi informatici più complessi
fossero terreno di gioco. Grazie a lui, posso rifornire questo posto di acqua
corrente ed energia senza insospettire i fornitori. Non sarebbe divertente
essere presi per non avere pagato la bolletta. “Come mai non sei al lavoro per
Dal salotto, in mezzo ad una confusione di portatili e
cibo-spazzatura, lui mi risponde, “Nah, ma lo immagini che frustrazione? Certo, giocherei con della roba da sbavare, ma tutto
quello che farebbero delle mie informazioni sarebbe di infilarle in qualche
archivio polveroso o di gestirle per chissà quali fini. Oh, e senza contare che
comunque avrei parecchie limitazioni a seconda dell’incarico. Con te, il solo
limite è la fantasia. E sono un tuo
fan, non degli enti governativi. Io i cattivi li voglio vedere sottoterra come
qualunque vero americano con le %&$*!”
Finisco di asciugarmi. Indosso il costume. “Per ora, mi
accontenterei di trovare un modo di mettere le mani addosso a Rex Carpenter.
Cosa dice
“Dice che è ancora alla sua baita. Non vi si è avvicinato
neppure un piccione viaggiatore, e dire che a questo punto dovrebbe avere ricevuto
la buona notizia del tuo, be’, quello. Non ha ricevuto telefonate, niente di
niente.”
Non ho il senso di ragno, ma un campanello inizia a
trillare in modo assordante. “Sta aspettando.
Ti sei assicurato che Deadpool non potesse seguirci?”
“Se anche avesse piazzato una cimice sotto il furgone,
l’avrei captata, credimi!”
“Impacchetta quello che puoi, e in fretta.” Estraggo la pistola. “Immagino che tu non ti sia
assicurato di averlo macellato, vero?”
“Ammetto che ero troppo preoccupato a guardare davanti a
me, ma so di esserci passato su a
tutta birra.” Si muove in modo professionale mentre chiude i laptop e scollega
i cavi. Quelli possono restare. “Come potrebbe trovarci—“
Bussano alla porta. Chip sembra improvvisamente un
cerbiatto davanti agli abbaglianti. Io sono curioso, più che innervosito:
dovrei aspettarmi di tutto da quel bastardo, ma non che si metta a bussare. Del
resto, non sono molti quelli che hanno cercato di schiacciarmi sotto un
pianoforte…
La casa ha due uscite secondarie. Faccio cenno a Chip di
prendere quella che dà sul boschetto, Ormai devo pensare che il furgone, se non
tutto il garage, siano stati minati.
Bussano di nuovo. Chip va via. Io vado all’ingresso.
Il videocitofono è stato ritoccato per funzionare
continuamente. E non so cosa pensare, alla vista di un moccioso con una divisa
da fattorino di ‘Gino’s’ e una scatola fumante nella mano. “Allora, avete
ordinato una pizza sì o no?” Bussa di nuovo. Dal suo punto di vista, è
comprensibilmente irritato. Scommetto che il proprietario ha ricevuto il
pagamento in anticipo con promessa di mancia generosa contro consegna tempestiva…
Scuoto la testa. Sto entrando nel gioco di quello
psicopatico! “Posala e smamma!” ringhio al ragazzo, e faccio sentire bene lo
scatto della sicurezza. Glock 18 con proiettili a frammentazione. Anche se lui
non lo sa, capisce comunque l’antifona. In un’altra occasione, avrei considerata
stupida questa mossa, ma presto potrebbe arrivare la polizia, la sola
distrazione se le cose si mettono male—
*click*
Appunto! “Non ci posso credere: ci sei cascato davvero!” Mi getto all’indietro
nel momento in cui spara. Dieci colpi vanno immediatamente a segno. Deadpool
vola all’indietro come un buffo bambolotto. Atterra contro una poltrona, ma con
una capriola si rimette rapido in piedi. “Forse erano meglio dei biscotti, eh?”
chiede mentre spara. Ci muoviamo per la stanza come due scoiattoli impazziti.
In un minuto, le pareti sono diventate gruviera, i mobili carcasse sventrate.
L’aria è già satura di resti di calcinacci e materiale sintetico. A terra ci
sono più vetri che dopo le torri gemelle.
Trovo tregua dietro ad un angolo. Dietro di me, le scale
che portano al primo piano. Troppo esposto per coprirle rapidamente e coprirmi
con le sole pistole.
“Arrenditi, Custer!” mi fa lui dal salotto. Per qualche
ragione, me lo immagino inginocchiato dietro i resti del divano crivellato. “Lo
sai come finì ad Alamo, no?”
“Quello era Crockett!” urlo di rimando, ma solo per
coprire lo scatto dell’innesco della granata. Per parafrasare uno dei miei eroi
preferiti, ‘Se vuoi trovarti una via di fuga, procedi fino in fondo.’
La lancio con uno scarto di due secondi, e volo verso la
scala. Il botto polverizza il salotto dietro di me. La spinta dell’esplosione
mi scaraventa su per mezza rampa fino all’ammezzato. C4, figlio di puttana:
vediamo come ne esci, ora!
Corro su fino al primo piano, e da lì verso la camera da
letto dei fu signori Cartwright. Una camera con una splendida finestra
panoramica.
Secondo vantaggio della crisi immobiliare in uno dei
peggiori inverni della storia: col cavolo che passa qualcuno a spazzare via
regolarmente il manto nevoso sul retro.
Infrango la finestra, e i frammenti sottili mi
accompagnano verso uno strato spesso mezzo metro. Il vibranio del costume fa il
resto.
Non faccio in tempo a rialzarmi, che odo la sua insopportabile voce! “Che bello!
Giochiamo a fare gli angeli! Io faccio quello di neve e tu fai l’angelo e
basta!” E lui è lì, con un maledetto lanciagranate!
Faccio un salto in avanti, già sapendo di avere un
margine inesistente per sopravvivere a un simile botto…
Ma il grilletto fa solo un suono fesso. OK, qualcuno
laggiù mi vuole bene.
“Ma guarda,” fa lui dando un paio di pacche all’arma.
“Basta proprio un niente per danneggiarlo. *tsk*, la roba cinese. Ti dispiace
se passo a metodi più artigianali, amore?” Ed estrae due katana di tutto
rispetto dalle fodere sulla schiena. E balza verso di me.
Non so fino a che punto sia una tattica diversiva, ma
tutto quel suo chiacchierare sa tenerti sotto il suo mirino più efficacemente
di una rete. Inutile sprecare colpi, mi arriverebbe addosso comunque per pura
inerzia, e non credo abbastanza svenuto da mancarmi. Faccio quello che non si
aspetta: resto fermo dove sono, proprio come un bell’angelo di neve. Grazie per
l’idea, idiota!
E infatti, lui non fa niente per cambiare bersaglio. Mira
al petto…e all’ultimo istante afferro le lame! Kevlar, ti adoro. Contemporaneamente, gli
spalanco le braccia e le lame affondano nella neve, mentre lui mi cade addosso
a corpo morto.
“Era anche l’ora che ti dessi da fare, cocchino. Ma non
ti facevo il tipo passivow! Ow! Ow!” Se lo sento parlare ancora un minuto,
giuro che rifaccio un patto con Mefisto solo per liberarmene. Gli colpisco la
faccia con la fronte una, due, tre, quattro volte. Sento i suoi denti che si
staccano, sento l’odore del sangue. Lui ormai non parla più, mugola. Sento il
mio, di sangue, che mi corre dalla fronte lungo la faccia, ma ne è valsa la
pena. Ultimo atto: gli afferro la testa e spingo all’indietro il più
violentemente possibile. Il suono del suo collo che si spezza è pura musica.
Mi rialzo, spingendo via la carcassa immobile. Penso che
dovrei tagliargli la testa, giusto per essere sicuro, ma temo che si metterebbe
a recitarmi tutto l’Amleto, dopo…
Il suono della frenata mi ricorda del mio ‘assistente’.
Lui non dice niente, ma la sua faccia dice tutto. Non credo che mi abbia visto
in simili difficoltà… Anche se ho
avuto momenti peggiori. Cammino verso il furgone. Strano che la polizia non sia
ancora arrivata, penso remotamente—
“Attento!” urla
lui…troppo tardi. Faccio solo in tempo a sentire come un tremendo fuoco che
invade i miei pensieri, prima di svenire. Taser, maledizione…
“Sapete,” disse Deadpool, scuotendo la testa con uno
scrocchiar di vertebre. “Questo è
stato brutto quasi quanto restare aggrappato al vostro furgone per tutto il
viaggio, prima.” Si avvicinò al corpo esanime del Punitore ed estrasse una
pistola. “Non ti mettere in mezzo, giovanotto: c’è l’ho solo con lui. Gli
affari sono affari, sai. Ma se vorrai vendicarlo, fammi uno squillo che
organizziamo un bel funeralino. Per le bare, mi piace l’azzurro: è rilassante.
Oh, e offro io.”
“Aspetta!” gridò Microchip.
Il mercenario linguacciuto sospirò. “E ora cosa? Bada, che una protesi al ginocchio
potresti ancora guadagnartela.”
Microchip estrasse uno smartphone dalla giacca, e la tirò
a Deadpool, che la prese al volo.
“Mi serve per chiamare la sua
famiglia? Lo sanno già che sta per raggiungerli.”
Quando mi risveglio, sono nel furgone. Mi sento ancora il
cervello e i muscoli in gelatina. “’Pool..?” gracido. Chip mi dà da bere. Anche
la gola è un deserto. Quanto tempo sono stato giù?”
“Sei stato messo KO ventiquattro ore fa,” mi dice il
ragazzo. “E, credimi, non intendo mai più cambiarti la padella. Quanto al nostro
amico…” ridacchia. “Ci crederesti? Gli ho fatto un’offerta migliore.”
“Offerta..?”
“’Gli affari sono affari’, aveva detto. Per questo non mi
aveva ucciso quando me lo ero trovato fuori dalla porta. Così gli ho dato il
telefono azzurro.”
“Il..?” comincio a realizzare. Quasi quasi era meglio se
mi sparava. “Ha preso tutto?”
“Tutto il conto offshore con i soldi presi al Maggia. Ha
detto che era di mezzo milione superiore a quanto offerto da Rex. Vali molto, capo.”
“Siamo senza un centesimo?”
“Eggià, e non credo che sarebbe una saggia idea hackerare
mezzo mondo per rifarci della perdita. O anche i servizi segreti ci saranno addosso.
Però posso procuraci quanto basta per finanziare le operazioni di base,
insomma, abbiamo comunque una bella lista di nomi, no?”
Grugnisco qualcosa di poco educato. Ormai, i nomi della
lista Raymond sono spazzatura, i caporioni del Maggia li avranno già tolti di
mezzo. Io lo farei. E ormai Carpenter ha appena guadagnato punti: non mi ha
eliminato, ma ha dimostrato di potermi tenere a bada, e non è cosa da poco per
una sana reputazione.
Il gioco è solo rimandato, Rex. Io non conduco battaglie,
ma una guerra, e intendo vincerla!